The Notwist - Consequence
Questa è una delle canzoni più amare che conosca. La ascoltavo sempre quando ero in depressione perché avevo sulle spalle il carico di mio papà + pressione per un inevitabile coming out + ambiente di lavoro tossico + inizio di vita da solo a casa.
Ogni giorno tornavo dal lavoro col magone e la pelle che scoppiava, arrivavo a casa e piangevo con questa nelle orecchie e mi ci svegliavo la mattina dopo.
Ed è la mia preferita proprio per questo, perché mi riporta il retrogusto di quel tempo, di quelle sensazioni. È capace di portarmi indietro, di ricordarmi ogni singolo attimo di caduta libera in un buco che non riuscivo a capire dove andasse.
Mi fa ritornare a me steso su quel letto a riempirmi di TV per evitare il più possibile quel momento inevitabile in cui sarei stato io di fronte al solo rumore del frigo, a fare i conti con qualcosa che non potevo evitare. Mi fa tornare a quel ragazzo in preda ai temporali che aveva dentro e che solo dopo mesi capì che poteva sopravvivere alla sera, che si sarebbe svegliato la mattina, che la sera sarebbe stato di nuovo così ma “ehi, dopo che piango sono ancora vivo”.
È incredibile quanto carico avessi addosso, avevo il tessuto dell’anima sconquassato.
Vorrei davvero tanto tornare indietro e abbracciarmi da solo, e dirmi “ce la faremo, siamo insieme anche se vengo dal futuro. Saremo una favola proprio perché stiamo passando questo periodo, non è vano, te lo prometto.”
ho capito che voglio rendere onore a quei momenti, non allontanarli con là campanellina da lebbroso.
Erano ciò che mi rendeva umano in quel momento, se non fossi stato mantenuto umano avrei preso una qualche deriva e mi sarei staccato completamente da quello che sarebbe stato il mio essere.
Avrei costruito compensazioni e sovrastrutture per riempire un buco con detriti
Invece ci ho messo tanta terra fresca
E ci ho piantato tanti bei fiori
Prima o poi, lentamente, verranno fuori quando sarà tempo